Una passeggiata nella Costituzione #8
Quando si parla della Costituzione delle origini, quella del 1948, per intenderci, si nominano spesso i “patri costituenti“, cioè i deputati eletti all’Assemblea costituente. Ma la costituzione ha avuto anche delle “madri“. In verità, davvero poche: solo 21 su 556 eletti. Di loro, nove furono anche elette per partecipare alla Commissione per la Costituzione, composta da 75 membri e divisa in 3 sottocommissioni, come abbiamo visto qui. Anche qui un po’ pochine…ma, dati i tempi, si è trattato di un grande traguardo.
Come ci sono arrivate?
Le donne italiane sono state tra le ultime in Europa a ottenere il diritto di voto, detto suffragio. In Gran Bretagna, grazie all’impegno e spesso anche al sacrificio di molte suffragiste (in modo dispregiativo chiamate “suffragette“), le donne potevano votare già nel 1918. Le italiane hanno dovuto aspettare fino al 1945 per l’elettorato attivo, cioè per poter votare, e fino al 1946 per l’elettorato passivo, cioè per poter essere elette.
Come è stato possibile? Il lavoro delle donne fuori dalle mura domestiche durante la Prima guerra mondiale, dal 1914 al 1918, mentre gli uomini erano al fronte, era stato fondamentale all’economia di tutti i Paesi in guerra. In molti di questi fu molto difficile farle tornare indietro a ruoli subalterni. Le donne ottennero quindi il diritto di poter esprimere il loro voto. Purtroppo in Italia le cose andarono diversamente.
In Italia arrivò il regime fascista, il quale non solo non concesse il diritto di voto alle donne, ma eliminò di fatto le elezioni.
C’è ancora oggi chi sostiene che Mussolini concesse alle donne questo “modesto diritto“. In effetti nel novembre del 1925 passò una legge che dava diritto di voto alle donne nelle elezioni amministrative. Non a tutte, però: solo alle donne di più di 25 anni d’età e che fossero madri o vedove di caduti in guerra e solo se in possesso di un certo reddito (quindi pagassero almeno 100 lire di imposte comunali) e della licenza di terza elementare. In sostanza potevano votare solo donne sposate o vedove, istruite e benestanti. Non proprio un suffragio universale, ma comunque un piccolo passo in avanti, anche se solo per il voto alle elezioni amministrative, cioè quelle dei comuni e delle province.
Peccato però che solo tre mesi, il 4 febbraio 1926, un’altra legge annullasse le elezioni amministrative, sostituendo le cariche elettive (sindaco e consiglieri) con un’unica nomina governativa (podestà). Riguardava i comuni con meno di 5000 abitanti, ma nel settembre dello stesso anno venne estesa a tutti i comuni, con una delle “leggi fascistissime“.
Le donne non poterono quindi mai votare per le amministrative durante il fascismo. Ma “il fascismo però riuscì a stabile davvero un regime di parità: il voto amministrativo venne infatti tolto anche agli uomini“, come nota acutamente Francesco Filippi autore del libro dal titolo (ironico) Mussolini ha fatto anche cose buone (Bollati Boringhieri, 2019, p. 79).
E per quanto riguarda le elezioni politiche? Durante il fascismo alle donne il voto non fu mai concesso. Neppure gli uomini espressero un granché, visto che, a partire dal 1929, potevano votare in forma plebiscitaria e solo coloro che pagavano almeno 100 lire di imposte a statali o locali o un contributo sindacale, chi percepiva uno stipendio, un salario o una pensione (statali) e i membri del clero.
Alla caduta del fascismo, le leggi elettorali vennero cambiate e si arrivò al suffragio universale anche in Italia. Nel 1943 si ripristina la Camera dei deputati e si stabilisce che entro quattro mesi dalla fine della guerra si dovranno tenere libere elezioni. E finalmente, nel 1945, le donne ottengono il diritto di voto.
Poterono anche candidarsi. Per le elezioni dell’Assemblea costituente si candidarono 226 donne. Ne furono elette solo 21. Di queste, nove appartenevano alla Democrazia Cristina (DC), nove al Partito Comunista Italiano (PCI), due erano socialiste (del PSI o del PSIUP) e una fu eletta nelle liste del Fronte dell’Uomo Qualunque (FUQ).
Nella tabella qui sotto, i loro nomi, l’appartenenza politica e il link alla pagina di wikipedia per ciascuna di loro.
Più sotto, il link a un video di RAI Storia (dal quale è tratta l’immagine più sopra) che racconta del loro impegno. È una puntata di PASSATO e PRESENTE, condotta da Paolo Mieli, della durata di 40 minuti.
Per vederla bisogna copiare il link nel browser, accedere a Raiplay. Se è la prima volta su Raiplay, occorre registrarsi con una mail e una password. Molto facile, ma se necessario… qui le dritte per farlo, a cura dell’impagabile Salvatore Aranzulla.
Le 21 donne dell’Assemblea costituente
LINK A VIDEO RAI: https://www.raiplay.it/video/2017/12/Cultura-Passato-e-presente-LE-DONNE-DELLA-COSTITUENTE-con-la-profssa-Patrizia-Gabrielli-0d6efe3f-4004-45fa-84db-8ac362dc7fbe.html