In questi tempi di informazione parziale e tendenziosa, un’occasione di riflessione ci arriva da un’affermazione attribuita a Thomas Jefferson:
Were it left to me to decide whether we should have a government without newspapers, or newspapers without a government, I should not hesitate a moment to prefer the latter.
Trad: Se fosse lasciata a me la decisione tra l’avere un governo senza i giornali e l’avere i giornali senza un governo, non esiterei un attimo a scegliere la seconda opzione.
C’è una cosa alla quale raramente pensiamo:
i giornali, la radio, la TV e il Web sono l’unico modo che abbiamo di conoscere quello che succede nel mondo intorno a noi.
Infatti non potremmo mai essere sempre presenti nel Parlamento italiano né in quello europeo, in un tribunale mentre viene letta una sentenza, in una questura mentre viene effettuato un arresto. E neppure leggere un verbale di sequestro, la trascrizione di un’intercettazione…non possiamo assistere a tutti gli incidenti stradali che avvengono, a tutte le partite di calcio disputate e neanche essere invitati ai matrimoni dei VIP…
Mille e mille sono gli esempi che si possono portare, ma il succo della questione è: abbiamo bisogno di essere informati da qualcun altro. Questo qualcuno sono i giornalisti. Loro ci raccontano quello che succede nel mondo intorno a noi. In questo modo noi formiamo il nostro giudizio su ciò che è accaduto.
L’ informazione che così raccogliamo è anche alla base del processo decisionale che, come cittadini in una società democratica, dobbiamo compiere prima di andare a votare.
Così come crediamo o meno a quello che ci possono raccontare amici o colleghi, a seconda che ci fidiamo o meno del loro giudizio, così dovremmo fare con i giornalisti.
Nel suo libro, I diritti dei lettori (Biblion, 2020) (scaricabile gratuitamente a patto di diffonderlo) Enzo Marzo, giornalista del Corriere della Sera, dipinge un ritratto impietoso del panorama dell’informazione in Italia e formula proposte concrete per il suo miglioramento.
Enzo Marzo non solo mette il dito nella piaga dell’informazione italiana , ma enuncia un principio di altissima rilevanza: non solo la libertà di informare, ma, e prima ancora, il diritto a essere informati. Il compito dello Stato è anche quello di garantire la pluralità delle informazioni, senza la quale i cittadini non possono formarsi le opinioni necessarie per decidere.
A ben pensare, questo principio è già contenuto nell’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani:
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
Come tutti i diritti, però, deve essere esercitato attivamente: sta a noi cercare le fonti di informazioni che riteniamo attendibili, confrontarle, formarci un giudizio e decidere con la nostra testa.
Ci occuperemo ancora (e molto) di questo delicato e complesso argomento, in prossimi post dedicati all’informazione matura e consapevole.